Eclettici tra 4 mura: Amedeo Anelli

Scritto da: Elena Paolucci

giovedì, 23 Aprile 2020


Tutti gli studenti del Cesaris, in un modo o nell’altro, hanno avuto modo di conoscere il brillante e simpaticissimo professore Anelli (di cui abbiamo già parlato nell’articolo su Guido Conti qui).

Tanto adorato dagli studenti come ITP (Insegnante Tecnico Pratico) del laboratorio di Fisica, tanto apprezzato per le continue mostre che cura nell’apposito spazio scolastico.

Ma chi è in realtà il professore Amedeo Anelli?

Nato nel 1956 a Stefano Lodigiano è un esperto di poesia, filosofia e critica d’arte; ha collaborato con artisti, centri culturali; ha organizzato numerosi cicli di mostre ed altre manifestazioni; Ha pubblicato numerosi cataloghi, libri d’arte con artisti di fama internazionale, libri d’artista ed opere di divulgazione.

Tra le sue raccolte poetiche possiamo trovare ‘Quaderno per Marynaka’ (Polena, Milano 1987), ‘Omaggio ad Edgardo Abbozzo’ (Vicolo del Pavone, Piacenza. 2006), “Qui sto e tu? Interrogazioni sulla poesia di Roberto Rebora” (Zona Franca 2012).

Il professore Amedeo ha anche tradotto le poesie di vari poeti russi tra cui Arseniji Tarkovskij e Osip Mandel’stam, Boris Pasternak.

Nel 1991 ha fondato e dirige la rivista internazionale di poesia e filosofia “Kamen” e dal 2009 fa parte del Comitato Scentifico internazionale della rivista slovena Poetikon.

Nel 2012 ha assunto la direzione artistica del Premio Internazionale “Giuseppe Novello” per la satira e il disegno umoristico per qualche anno e i suoi scritti sono stati tradotti in russo, francese, svedese, tedesco, inglese, portoghese, sloveno.

Insomma, possiamo definire il professore Anelli come un eclettico tra gli eclettici, un intellettuale a tutto tondo, per dirlo in altre parole.

Dunque, abbiamo deciso, per la rubrica “Eclettici tra 4 mura”, di intervistarlo per voi.


Quali sono le sue passioni? Da dove sono nate?

Le mie principali passioni riguardano la musica dai frammenti della musica greca alla musica contemporanea al jazz all’etnomusicologia e lo studio e la lettura. La prima per la musica classica è nata dalle lezioni in classe del mio maestro elementare Scala che dedicava ore settimanali all’ascolto della musica d’arte. La seconda è nata dalla frequentazione dei libri che pur provenendo da una famiglia operaia in casa mia non sono mai mancati. I miei genitori erano accaniti lettori.

Amedeo Anelli

Come sviluppa queste passioni esterne alla scuola?

Lavorando a diversi progetti internazionali di studio e soprattutto (il prossimo anno si compirà il trentesimo anno) attorno alla rivista internazionale di poesia e filosofia, ma di cultura critica che non scinde fra sapere scientifico-tecnico e umanesimo, che ora arriva agli studiosi di oltre 60 nazioni.

Amedeo Anelli

Ci parla della sua rivista? Di cosa tratta?

La rivista «Kamen’» dal russo “pietra”, giunta al cinquantasettesimo numero, è nata nei primi anni Novanta per il bisogno di ripensare la forma «rivista» e in particolare la forma «rivista di poesia» raccordandola anche con tutti i saperi senza distinzioni fra umanesimo antropologico e scienze. Di qui le sezioni monografiche su esponenti della cultura non solo poetica e sui rapporti con tutte le discipline, dal giornalismo, alla fisica, dalla teoria della letteratura, all’estetica, alle categorie del comico e così via.  «Kamen’» intendeva rilanciare un’idea forte di progettualità e della molteplicità delle tradizioni in un contesto in cui mancavano l’approfondimento, la sistematicità di scelte tali da offrire riflessioni, interpretazioni, dissensi o consensi forti che non fossero semplice presa d’atto di lavori in corso. C’era il bisogno di riaffermare un principio di responsabilità della cultura e nella cultura, un pensiero mirato a “cambiare il cambiamento”, non ad esserne passive pedine. Per tale visione forte della cultura e dell’intellettuale si decideva la formula monografica, che permetteva di affrontare gli argomenti nel modo più completo ed approfondito e di evitare insomma l’effetto “Grand Hotel”: la rivista da sfogliare, da leggiucchiare, ma da non leggere integralmente, non da meditare. L’intenzione era porre l’accento sulle tradizioni della poesia di pensiero a forte radicamento etico Ciò non ha a che fare col pensiero poetante, e questo per l’avversione verso poetiche di origine idealistica radicate nelle aporie romantiche della modernità da denunziare e tentare di sanare. Il contesto della poesia italiana degli ultimi decenni è di grande debolezza in cui restano forme esaurite della linea simbolista-decadente; con grande ritardo rispetto alle tradizioni europee.  In questi anni di lavoro «Kamen’» è diventata più che una rivista: un progetto internazionale plurimo e un’ampia comunità di ricerca sulle tradizioni dell’Europa e non solo, avendone un senso progressivo e guardando innanzi tutto a quelle avvenire, ma con il sentimento che sia sempre possibile una propensione inversa dal futuro al presente. 

Amedeo Anelli

Ci parli delle sue poesie: Di cosa parlano principalmente? Quando le scrive? Come trova la fonte d’ispirazione?

La mia poesia ha un rapporto organico fra poesia e pensiero, pensiero e saperi. Ha una struttura polifonica particolare che si basa sui “campi semantici” e sulla totalità del testo. Ma per una scelta di accessibilità a tutti hanno un ruolo fondamentale le immagini.  Ad un primo livello essoterico ce ne sono altri che sono accessibili se uno ha la cultura necessaria. Ho cominciato a scrivere molto presto a 12 anni in seguito alla lettura dei poeti dell’avanguardia russa. Sono stato seguito poi nell’ambiente di Milano da Eridano Bazzarelli uno dei fondatori della slavistica italiana che a 18 anni mi ha messo in contatto con i maggiori poeti ed intellettuali non solo milanesi: Montale, Sereni, Fortini, Geymonat, e Dino Formaggio, che è stato un grande maestro ed amico. Contrariamente a quando ero giovane ora posso dire, per ora, di essere padrone della mia ispirazione, che è soprattutto un duro lavoro. Le mie poesie trattano dei grandi temi dell’umano come ogni poeta che si rispetti e di problemi teorici, il tempo, una filosofia della percezione, la natura, ecc..

Amedeo Anelli

Facendo ricerche sul suo conto abbiamo trovato la seguente affermazione: “La poesia che scrivo è una poesia che procede per immagini, in cui il primo strato è di immagini appunto e poi, approfondendo, nasce l’indagine. La struttura polifonica, basata sui campi semantici, pone un’interrogazione filosofica.” Potrebbe spiegarcela meglio?

Contrariamente alla filosofia e alla scienza che discorrono il senso, la poesia appartenendo alla sapienza corporea il senso lo pone soltanto in carne ed ossa, è in grado di porre in sé l’interrogazione filosofica e dei saperi inglobandoli nel testo o presupponendoli. La struttura compositiva e metrica dei miei testi si basa sul concetto di campo lo stesso della fisica, solo che nel linguaggio riguarda il senso. Ogni parola o seme che entra nel testo determina e interagisce con quello che segue e lo precede. Il senso diviene pluristratificato ed interagisce non solo orizzontalmente nella lettura del testo, ma globalmente su tutto il testo.

Amedeo Anelli

Sappiamo che lei ha avuto come maestri/punti di riferimento Dino Formaggio ed Eridano Bazzarelli. Ci parli un po’ il ruolo che hanno avuto nella sua vita da poeta?

Ho avuto la fortuna di avere da giovane dei grandi maestri: Ludovico Geymonat per la Filosofia della Scienza, Dino Formaggio per l’Estetica ed Eridano Bazzarelli per la Slavistica. Questi maestri mi hanno formato e sono diventati dei grandi amici cui devo ancora dopo la loro scomparsa una grande gratitudine ed un impegno a perpetuarne l’opera, per quanto è possibile, in un paese sciagurato ed immemore. Questi maestri mi hanno aperto non solo la loro “cassetta degli attrezzi”., ma un mondo culturale vasto e in forma critica e soprattutto una dirittura etica per chi come loro è stato in campo di concentramento o ha dovuto combattere contro i totalitarismi che in forma diversa sono sempre risorgenti, perché nessuna libertà è garantita e nulla è per sempre.

Amedeo Anelli

Vorremmo approfittare di questo articolo per complimentarci con il professore Amedeo Anelli per aver raggiunto e superato con la sua rivista Kamen’ i cinquanta volumi.

Recentemente è stata rilasciata la traduzione in francese del suo libro Neve Pensata ed è traduttore del libro Nel giorno in cui il mondo di Nikolai S. Gumilev.

Siamo molto felici di poter avere un professore di simile importanza nella nostra scuola e speriamo che continui a spronare, tramite le varie mostre che tiene nello spazio al primo piano, nuovi alunni nell’apprezzare l’arte.