Emergenza COVID19: le case marchiate

Scritto da: Andrea Alloisio

mercoledì, 4 Marzo 2020


In uno dei paesi epicentro della propagazione del COVID19 in Italia, Castiglione d’Adda, sono
comparse delle macchie di vernici nere su alcune case. L’ipotesi iniziale era che le case marchiate
fossero quelle dei contagiati. La verità è però ben diversa: le case con queste macchie di vernice
nera non sono sempre case in cui ci sono state persone positive al CoronaVirus, come
confermatoci da uno studente residente a Castiglione.
È stata sventata l’ipotesi che quindi questi marchi servissero a riconoscere le case dei contagiati,
in analogia per un certo verso alle case degli ebrei che, prima delle deportazioni, venivano
marchiate. Quella che invece non è stata disinnescata per tempo è la bomba mediatica che ha
portato l’Italia nell’occhio del ciclone. Gli italiani sono diventati i nuovi cinesi, gli untori del nostro
millennio. Quello che prima è capitato ai cinesi ora sta capitando a noi italiani. I paesi europei ed
extraeuropei ci chiudono i confini, e i nostri connazionali all’estero vengono discriminati e guardati
con sospetto.

Alcuni paesi si sono sentiti persino in diritto di andare contro le evidenze scientifiche e
discriminare i nostri prodotti perché potrebbero contenere il virus. Come oramai è ben noto, il
virus non si trasmette attraverso gli oggetti, e in condizioni avverse non ha una resistenza troppo
lunga. Il caso di cui stiamo parlando è quello del carico di parmigiano reggiano che doveva arrivare
in Grecia e sul quale sono stati chiesti dei controlli per verificare che non contenesse il tanto
temuto COVID19. Non stiamo parlando quindi di uno di quei paesi che agiscono di pancia, come
l’America di Trump, ma della nostra sempre alleata Grecia. La Grecia ha lasciato che il panico
prendesse il sopravvento, che le persone non ragionassero più attraverso il metodo scientifico di
Galileo ma solo attraverso un metodo irrazionale dettato dal timore.

Tale timore non si è arrestato solo alla popolazione greca. In America, la birra Corona ha avuto un
crollo delle vendite perché il nome ricorda quello del virus. Questo dato è allarmante soprattutto
per quanto riguarda la facilità con la quale le persone si abbandonano all’irrazionale.

E se per America e Grecia il danno non è stato di dimensioni sproporzionate, non si può dire lo
stesso della Francia. In questo paese è stato infatti mandato in onda, su un canale privato, un
servizio discriminatorio non solo per la nostra nazione, ma anche per uno dei nostri prodotti di
punta: la pizza. Nel servizio una pizza dai colori del nostro tricolore è stata chiamata “CORONA”.
L’unica cosa che possiamo fare è sperare che non ci danneggi troppo, farci una risata e soprattutto
dire ai nostri cugini francesi di imparare a cucinare una pizza decente!