Razzismo: un problema attuale

Scritto da: Andrea Alloisio

sabato, 7 Marzo 2020


I fenomeni di razzismo non sono certo una novità per la nostra società. Dalla nascita del movimento positivista, la “razza bianca” si è sentita la più forte. Questa ideologia pone le sue radici nella teoria dell’evoluzione di Charles Darwin, che è stata storpiata per giustificare i fenomeni di razzismo.

Il positivismo prima, e le leggi razziali emanate nel 1938 dal fascismo, hanno dato un significativo sprint a un’ideologia razzista che si è fatta strada fino ai giorni nostri. Noi italiani però, da popolo evoluto quale siamo, non ci accontentiamo di essere razzisti con persone di nazionalità diverse, ma ci divertiamo ad esserlo anche con noi stessi. Il fatto che l’Italia sia stata unita solo nel 1861 non ci ha permesso di creare una vera identità nazionale, un orgoglio patriottico tipico per esempio dell’America, per cui non ci siamo mai veramente sentiti uno stato forte e unito.

Tutto ciò ai nostri giorni si ripercuote ancora su di noi. Sebbene ci definiamo magari aperti e un popolo accogliente, di fatto non lo siamo. Il razzismo insito dentro di noi ci fa tenere le distanze, crea in noi dei pregiudizi che in questo momento stanno venendo fuori. L’ormai famosissimo COVID19 ci ha fatto allontanare dalla comunità cinese solo perché nell’immaginario comune “cinese” è diventato sinonimo di “ammalato di coronavirus”. Non si limita solo ai cinesi però questa analogia, ma anche a tutti coloro che possiedo tratti cinesi, anche se magari queste perosne sono nate in Italia e vissute sempre qui.

Il paese europeo con più casi accertati è l’Italia. A rigor di logica, se tutti la pensassero come abbiamo pensato noi, ora “italiano” dovrebbe diventare il nuovo sinonimo per definire qualcuno ammalato di coronavirus.

Eppure, i paesi che noi fino a ieri abbiamo discriminato ci stanno dando aiuti sinceri senza chiedere in cambio nulla. La comunità cinese in Italia sta attivando per raccolte soldi in favore della zona rosse per aiutarla a rialzarsi, in Nigeria il ministro della salute ha omesso di dire che il paziente zero è italiano per non creare odio, il Sudafrica ci ha inviato più di 350000 mascherine che sono oramai introvabili da noi, la città di Wenzhou ha donato 2500 paia di occhiali protettivi che ora stanno usando i nostri operatori sanitari.
Prima di parlare o commentare ancora, prima di farci coinvolgere da un’onda xenofoba utilizzata per ottenere consensi, pensiamo a queste cose.

Non etichettiamo i popoli che riteniamo “inferiori” come barbari, perché di fatto gli unici barbari in questa situazione siamo stati noi “popoli evoluti”.