Giovanni Falcone: un uomo, un magistrato, un eroe.

Scritto da: Elena Bruschi

sabato, 23 Maggio 2020


Nacque a Palermo il 18 maggio 1939 e morì a Capaci il 23 maggio 1992. .E’ indubbiamente una delle personalità più importanti e prestigiose nella lotta alla mafia in Italia e a livello internazionale.

Giovanni Falcone è sempre stato legato alla sua terra nella quale svolse tutto il suo  corso di studi. Frequentò il liceo  classico e si diplomò all’età di 18 anni nel 1957. Nello stesso anno si trasferì a Livorno per iscriversi all’Accademia Navale e diventare ingegnere ma l’anno successivo l’abbandonò per tornare alla sua cara Palermo. .Qui si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza e si laureò nel 1961.

Poi vinse il concorso ed entrò in Magistratura nel 1964. Nel frattempo era già entrato a far parte della sua vita paolo Borsellino, conosciuto sui banchi di scuola.

Molto vi sarebbe da dire della sua vita, protesa sempre verso la sete di giustizia, l’onestà, la voglia di dare il meglio per combattere il crimine. Nel 1979 accetta l’offerta di Rocco Chinnici, magistrato di alto profilo, ed entra a far parte dell’Ufficio Istruzione della sezione penale. Poi arrivò l’ amico Paolo Borsellino.

Da lì cominciarono le inchieste contro le associazioni mafiose, contro imprenditori che riciclavano denaro frutto di traffici di eroina dei clan italo-americani. Falcone si impegnò a seguire i soldi e scoprì il quadro di una gigantesca organizzazione criminale: “cosa nostra”.

Nel frattempo i servitori dello Stato cominciavano a morire sotto i colpi della delinquenza mafiosa: il 6 agosto 1975 il procuratore capo di Palermo Gaetano Costa. Nel 1979 il giudice cesare Terranova e si registra l’ascesa del clan dei Corleonesi.

E ancora morti tra i “buoni”: nel 1982 il generale dell’Arma dei Carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa; nel 1983 il Capitano dei Carabinieri Emanuele Basile e lo stesso Chinnici. Nel 1999 il capo della Mobile Boris Giuliano.

Nel 1984 nacque il pool antimafia per coordinare le indagini su tutto il fenomeno mafioso. Il lavoro di Falcone, Borsellino, Guarnotta, Caponnetto  portò all’ arresto di Tommaso Buscetta, uno di cosa nostra.

Da qui la vita di Falcone fu un’ascesa di inchieste, indagini, maxi processi che porto nel 1987 a 360 condanne di boss della mafia. Falcone è un uomo con un bersaglio addosso.

Il 21 giugno 1989 diviene obiettivo di un attentato presso la  villa al mare affittata ad Addaura: cinquantotto candelotti in mezzo agli scogli per eliminare un giudice scomodo. L’attentato fallisce ma un giudice così integerrimo e strenuo difensore dello Stato aveva purtroppo contro un’organizzazione che voleva punirlo.

Troppe indagini alla ricerca degli esecutori materiali di delitti di stampo mafioso e poi la ricerca di Totò Riina, superlatitante. Celebre il suo commento sull’attentato di Addaura ”Questo è il Paese felice in cui, se ti si pone una bomba sotto casa e la bomba per fortuna non esplode, la colpa è la tua che non l’ha fatta esplodere”.

Intanto si delinea un equilibrio che poneva in contatto mafia, ,politica ed imprenditoria. Altra mossa contro la sua vita…”Si muore perché si è soli …perché si è privi di sostegno. In Sicilia la mafia colpisce i servitori dello Stato che lo Stato non è riuscito a proteggere.”. Una delle sue tante frasi….

E poi la cronaca e la storia  ci consegna uno dei giorni più brutti per la Repubblica: la morte di Giovanni Falcone il 23 maggio 1992. Una data che tutti dobbiamo ricordare…

“Gli uomini passano, le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini”(Giudice Giovanni Falcone).