La morte di Pablo Escobar

Scritto da: Giulia Suardi

mercoledì, 2 Dicembre 2020


E’ finita su un tetto di Medellin, il 2 dicembre del 1993 la storia del più grande narco trafficante del mondo: sotto i colpi della polizia 27 anni fa moriva Pablo Escobar, barone della cocaina, ancora oggi classificato come il più potente e ricco narcotrafficante della storia; in quel giorno il suo corpo insanguinato veniva mostrato dalle tv ed esibito dalla polizia come un trofeo. Da allora l’anniversario viene vissuto in Colombia con un misto fra repulsione e ammirazione, dolore e gratitudine.

Il “capo” narcotrafficante ha causato almeno tremila morti e la paura dominava la quotidianità in quegli anni, ma incarnava un modello di “rivincita sociale per i poveri”, ai quali ha dato “case, lavoro, soldi e gioielli”, tanto che in tanti lo ricordano come “Il Robin Hood colombiano”.

Nei primi Anni ’90 aveva raggiunto il suo potere criminale massimo nonché una ricchezza stimata in oltre 40 miliardi di dollari: aveva piegato le autorità colombiane dopo anni di scontri tali da far parlare quasi di guerra civile. Escobar godeva di una vasta rete di collaboratori, informatori e corrotti.

Pablo Escobar, nato il 1° dicembre 1949, aveva iniziato a delinquere per le strade di Medellin, compiendo furti e rapine. Arrestato una prima volta nel 1974, l’anno successivo entra nel mondo del traffico di droga. Anno dopo anno, la sua attività diventa un vero e proprio impero: al massimo della sua ascesa, si è calcolato che egli controllasse l’80% del traffico mondiale di cocaina e il 20% delle armi illecitamente circolanti.

Aveva anche mire sulla politica: nel 1982 venne eletto al Parlamento ma fu poi costretto a dimettersi per i sospetti di essere un criminale. Per tutta reazione, Escobar fece uccidere il ministro della Giustizia della Colombia.

Nel 1991, Pablo Escobar si consegnò alle autorità colombiane ma alle condizioni che avrebbe trascorso la detenzione in un carcere costruito appositamente nella sua proprietà: la nota Catedral. Tuttavia, si trattava di una beffa, in quanto continuava a svolgere i suoi affari.

Successivamente, venne trasferito in un carcere più convenzionale e tornò così in latitanza. Sempre più accerchiato e con meno collaboratori, fu individuato il 2 dicembre 1993 in un bario di Medellin, tentò la fuga per i tetti ma fu raggiunto mortalmente da diversi colpi d’arma da fuoco.