Incontro con Ilaria Rossetti

Scritto da: Asia Vignali

venerdì, 4 Dicembre 2020


Durante la giornata del 19 novembre 2020 dalle ore 16:00 alle 17:15 si è tenuto un incontro via Meet con la scrittrice e insegnante di inglese Ilaria Rossetti, in compresenza con Michela Sfondrini, la libraia lodigiana del Coordinamento Uguali Doveri e anche responsabile della libreria Sommaruga. Durante questo incontro erano presenti alcuni dei professori di italiano dell’Istituto Cesaris e settanta studenti innamorati dei libri.

 In un primo momento la professoressa Adriana Gatti ha voluto introdurre parlando di come i libri alcune volte possono farci evadere dalla realtà che stiamo vivendo e farci vivere all’interno delle vite altrui. In seguito a questo breve incipit è iniziata la parte più interessante e accesa dell’incontro, cioè l’intervista effettuata da Michela Sfondrini alla scrittrice che ha permesso a tutti di conoscere la storia del libro ma in particolare chi è Ilaria Rossetti nella vita di tutti i giorni.

Ilaria ha vinto nel 2007 il premio Campello, ha scritto due libri per Perrone Editore e a settembre dell’anno scorso ha vinto un concorso letterario con il libro “Le cose da salvare”. Il libro presentatoci è uscito il 12 marzo di quest’anno, qualche giorno prima del lockdown in tutta l’Italia. Questa notizia aveva sconvolto la scrittrice che aveva gia’ pronti gli scatoloni contenenti il suo nuovo libro. Non poteva essere spedito alle librerie ed era un danno. Ilaria ha pensato di consegnare i libri a domicilio con l’aiuto della titolare della libreria.

Forse per casualità questo libro parla del protagonista Gabriele che non vuole lasciare la sua casa pericolante in prossimità di un ponte. Il racconto fa riferimento ad un avvenimento di cronaca che sconvolse tutti gli italiani: la caduta del ponte Morandi. La scrittrice spiega che si è voluta concentrare su questo evento perché secondo lei traumatico. Pensare che un ponte, sul quale si transita ogni giorno, potrebbe cadere e uccidere altre persone provoca paura. Il ponte dovrebbe sorreggere chi ci sta su. In un secondo momento Ilaria rispondendo a una delle tante domande di Michela Sfondrini, chi è Gabriele: un professore di scienze in pensione, separato che vive una vita ordinaria. Un giorno altrui gli chiede di andarsene dall’abitazione perché pericolosa, ma lui decide di chiudersi all’interno e di non uscire. Questa reazione ce la potevamo aspettare da una persona giovane spigliata e prevedibile, ma la scrittrice invece ritiene che sarebbe il tutto troppo scontato. Gabriele viene dimenticato e solo in seguito ricordato alle elezioni comunali, quando un politico vuole cacciarlo dalla casa a tutti i costi per far vedere al popolo di essere una brava persona che pensa al bene altruo. Tuttavia le persone lo vedevano in 3 differenti modi. Alcuni pensavano fosse un pazzo, altri lo ritenevano un combattente e in fine qualcuno lo ignorava. Ma adesso parliamo un po’ del perché la scelta di questo titolo “le cose da salvare”. Ilaria risponde che le cose da salvare non sono sempre quelle da trattenere, ma sono un qualcosa che dobbiamo ricordare senza mantenerlo fisicamente. Ancora oggi nella nostra situazione è difficile alcune volte accettare la morte di un caro, ma questo non significa che ci si deve dimenticare di esso ma ricordare i periodi belli passati con lui o lei. Una scena del racconto che si riferisce a questo argomento parla di Petra, una giornalista che cerca di intervistare Gabriele e che si fa conoscere al lettore parlando si un evento della sua vita passata in cui lei non accettò che i genitori avessero cambiato la lavatrice perché era rotta. Questo è un esempio che ci permette di capire che alcune volte siamo poco disponibili a lasciar andare le cose che non funzionano sia sentimentali che materiali.

Successivamente è arrivata una delle parti più interessanti in cui la scrittrice parla di sé stessa e di cosa ha passato nella sua vita. Ilaria racconta che quasi verso la fine dell’università decise di partire e andare a Londra, arrangiandosi in una stanza condivisa,  con i soldi contati in tasca e tornando alcuni giorni al mese in Italia per effettuare gli esami universitari. Rimane all’estero per 3 anni, misurandosi con una città grande e complicata, cambiando 6 case in un anno, vivendo contesti di conquilinaggio strani e facendo dei lavori che non si sarebbe mai immaginata di fare: la barista in una caffetteria (pur non piacendoli il caffè), poi lavorando in un college come promotrice di esso nel sud dell’Inghilterra. Quest’ultimo permise a Ilaria un posto stabile e anche un ottimo stipendio, ma a causa della mancanza della famiglia e del suo paese decise di ritornare in Italia. Questa decisione dolorosa per Ilaria, di trasferirsi all’estero, fu pensata perché il suo paese non gli poteva permettere in quel periodo un lavoro dignitoso con cui poter essere indipendente.

L’incontro si è concluso con delle domande da parte degli studenti sul libro, ma anche sul modo per approcciarsi alla scrittura.

Vi lasciamo il link per comprare il libro di Ilaria Rossetti: