La verità nascosta dalle più grandi case di moda.

Scritto da: Sara Birgaoanu

venerdì, 15 Gennaio 2021


Con una semplice ricerca su internet è possibile scavare nei meandri delle aziende più famose d’abbigliamento, scandali su scandali coinvolgono quest’ultime, eppure nessuno ne parla.

Lo scandalo dei bambini siriani sfruttati nelle fabbriche di abbigliamento.

Dopo uno studio seguito dal BHRRC (Business & Human Rights Resource Center) i risultati emersi sono da brivido. I rifugiati siriani in Turchia sono stati sono stati pesantemente sfruttati e maltrattati. H&M e Next sono le uniche aziende ad aver ammesso la presenza di bambini negli stabilimenti dei loro fornitori, eppure non sono le uniche aziende coinvolte nello sfruttamento minorile. Tra 250 mila e 400 mila rifugiati siriani starebbero lavorando illegalmente in Turchia, in condizioni di sfruttamento. Salari miseri, lavoro minorile e violenze sessuali si trovano dietro alcuni dei capi venduti dalle seguenti aziende.

In particolare, solo 3 marchi (Inditex, Next e White Stuff) hanno specificato ai fornitori le giuste modalità di trattamento per i rifugiati siriani e hanno fornito sostegno a questi lavoratori. Solo 4 aziende hanno ammesso la presenza di rifugiati siriani nella propria catena di fornitura, 6 hanno negato e tutte le altre realtà interpellate non hanno risposto alla domanda secondo quanto comunicato dal BHRRC.

I colossi della moda europei sfruttano i lavoratori in Romania.

È di dominio pubblico quanto in Romina i salari siano poveri, eppure è proprio questo lo stato numero uno fra i produttori d’abbigliamento in Europa. La campagna Abiti puliti, si è presa carico di denunciare le pessime condizioni di lavoro dei rumeni. Oltre a salari estremamente bassi, sotto il minimo legale, i lavoratori assunti dalle 10mila fabbriche rumene si indebitano spesso per riuscire a far fronte alle spese necessarie per la vita quotidiana.

“I marchi rilevati durante le indagini spaziano da discount e aziende di fast fashion a marchi del lusso di alta gamma, tra cui Armani, Aldi, Asos, Benetton, C&A, Dolce & Gabbana, Esprit, H&M, Hugo Boss, Louis Vuitton, Levi Strauss, Next, Marks & Spencer, Primark e Zara (Inditex)”, si legge in una nota stampa della campagna.”

In generale, da una breve ricerca su internet, è chiaro a tutti quanto lavoratori da tutto il mondo siano sfruttati da molti dei marchi sopra citati. Dopo questi dati il mondo della moda non sembra più così innocente.

Per ulteriori approfondimenti vi consiglio la visione di “The true cost of fashion”, documentario del 2015.

Non solo dannosa per le persone, la fast fashion danneggia anche il nostro ambiente.

Fonti citate: https://www.greenme.it/consumare/mode-e-abbigliamento/moda-sfruttamento-lavoratori-romania/