Peppino Impastato: la voce che non ha avuto paura

Scritto da: Valeriia Vakhrusheva

venerdì, 1 Novembre 2019


La biografia di Peppino Impastato ed il suo percorso nella lotta contro la mafia

Giuseppe (Peppino) Impastato, che oggi ricordiamo come un eroe della lotta contro la mafia, nacque a Cinisi 5 gennaio 1948, nella città dove avrebbe cambiato ogni cosa.

Non era soltanto un giornalista, un attivista italiano, un membro di Democrazia Proletaria: era un uomo che ha avuto il coraggio di combattere per le proprie idee e soprattutto per il bene comune. Era a conoscenza del rischio che stava correndo, ed era pronto a morire per la propria causa.

Un esempio dunque di coraggio, ma anche di un enorme riflessione.

Peppino era nato in una famiglia mafiosa con il padre mafioso, e la casa in cui visse si trovava a 100 passi (da qui il famoso film sulla vita di G.Impastato “100 passi”) dalla casa del boss Gaetano Badalamenti, chiamato ironicamente “Tano Seduto” da Peppino stesso.

La sua lotta contro la mafia era molto aperta e diretta. Lo strumento principale che usava per invocare l’attenzione delle persone era l’onestà ed il grande bagaglio culturale che sfruttò per fondare un giornale, una radio autofinanziata e altri fonti che coinvolsero tanti giovani (e non solo) per dire di no ai crimini nella piccola provincia di Palermo. Con la sua Radio Aut, e la trasmissione “Onda pazza a Mafiopoli”, prende in giro ironicamente la mafia e non teme niente, invitando i cittadini ad aprire gli occhi.

Era un ragazzo troppo giovane quando decise di andarsene dalla propria famiglia, diventando un nemico della Cosa Nostra. Questa decisione ha inziato a prendere forma nella sua mente all’età di quindici anni, dopo l’uccisione dello zio mafioso. Fece delle marce e delle proteste, e nel 1978 si candida nella lista della Democrazia Proletaria, ma non fa in tempo a sapere l’esito delle elezioni. Nella notte tra il 8 e 9 maggio dello stesso anno viene ucciso per ordine di Gaetano Badalamenti. La sua morte venne inscenata come un attentato suicida, perché il suo corpo fu messo sui binari di una ferrovia con una carica di esplosivo sotto.

Lo stesso giorno, 9 maggio 1978, venne ucciso Aldo Moro.

Ma la giustizia e la verità vennero a galla solo nell’anno 2002, grazie all’impegno del fratello Giovanni e la madre Felicia di Peppino. Nel 2002 infatti Gaetano Badalamenti venne condannato all’ergastolo.

Un notevole ruolo nella vita di Peppino ebbe proprio la madre, che nonostante le decisioni difficili del figlio, non lo abbandonò e dopo la sua morte lottò per condannare i colpevoli. Anche il padre di Peppino, Luigi Impastato che faceva parte egli stesso della mafia, alla fine morì come un uomo che rinunciò alla Cosa Nostra, difendendo il proprio figlio. Prima di Peppino infatti venne ucciso il padre, perché l’atto di difendere il nemico della mafia era un atto di tradimento.

L’esempio di Peppino Impastato rimane per sempre un esempio di coraggio, la forza di volontà ed altruismo.