Vittime di Mafia… I veri eroi della nostra società…

Scritto da: Mattia Ghirardelli

mercoledì, 20 Marzo 2019


Il 21 marzo, equinozio di primavera, si celebra la XXIII Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. La giornata si onora dal 1996, è promossa dal MIUR (Ministero dell’Istruzione, Università, Ricerca) e dell’associazione “Libera”  ed è rivolta alle scuole elementari, medie e superiori italiane. Solo dal 1° marzo del 2017 però, con voto unanime della Camera dei Deputati, questa importante giornata, è stata istituita per legge. L’idea di questo evento è nata, però, grazie alla frase detta dalla madre di Antonino Montinaro, il caposcorta del giudice Paolo Borsellino, ucciso dalla Mafia il 23 maggio del 1992, assieme agli altri uomini della scorta e al giudice, a Capaci, presso Palermo. La frase in questione è stata pronunciata durante una commemorazione della strage di Capaci e recitava: “Sono la mamma di Antonino Montinaro, il caposcorta di Giovanni Falcone. Perché il nome di mio figlio non lo dicono mai? È morto come gli altri”.

Questa iniziativa si svolge ogni anno in una città diversa. Quest’anno tocca a Foggia, città colpita da diverse stragi architettate dalla Sacra Corona Unita (mafia pugliese). Ovviamente la giornata si celebra con altre manifestazioni minori in moltissime piazze italiane.

La prima giornata in ricordo delle vittime di Mafia si è tenuta a Roma, alla presenza dell’allora Presidente Della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, nel 1996.

Questa giornata, quindi, è stata istituita per ricordare ai ragazzi, ma anche agli adulti che la mafia ha ucciso e continua ad uccidere magistrati, giornalisti che hanno il coraggio di dire la verità e hanno soprattutto la forza di svolgere le loro mansioni, i loro incarichi fino in fondo, senza farsi fermare dalla paura della morte e dalla preoccupazione per i loro cari e senza farsi corrompere.

Questa iniziativa serve quindi, per far capire che la mafia esiste ed è tutt’ora prospera perché ci sono persone, anche nelle istituzioni (politica, magistratura), che sono complici di un sistema criminale che lede le persone per bene e i cittadini comuni, a vantaggio di pochi.

Ora vi riportiamo due frasi significative:

La prima fu pronunciata dal giudice Giovanni Falcone:

“La mafia, lo ripeto ancora una volta, non è un cancro proliferato per caso su un tessuto sano. Vive in perfetta simbiosi con la miriade di protettori, complici, informatori, debitori di ogni tipo, grandi e piccoli maestri cantori, gente intimidita o ricattata che appartiene a tutti gli strati della società. Questo è il terreno di coltura di Cosa Nostra con tutto quello che comporta di implicazioni dirette o indirette, consapevoli o no, volontarie o obbligate, che spesso godono del consenso della popolazione”

La seconda fu recitata dal magistrato Paolo Borsellino:

“È bello morire per ciò in cui si crede; chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola.” 

Questi due grandi uomini dello Stato si batterono in prima linea contro la mafia, in particolare contro Cosa Nostra, organizzazione mafiosa siciliana, e lavorarono anni e anni per raccogliere carte e documenti che porteranno poi al Maxiprocesso, il più grande processo della storia mai concepito e realizzato contro i mafiosi. Proprio per questo i due furono, in seguito, brutalmente assassinati. Questi grandi uomini sono stati uccisi per aver svolto il loro lavoro con serietà. Sono morti, quindi, a testa alta e il loro, dopo oltre 20, è ancora un esempio di Senso dello Stato e di giustizia per molti. E’ nostro dovere, quindi, ricordarli e portare avanti le loro idee e i loro ideali per un mondo più giusto, onesto e libero.

Ovviamente, oltre a loro, altre migliaia di persone sono morte per mano dei mafiosi ed è a loro che il 21 marzo prossimo volgeremo il nostro pensiero.

Non ci resta che dire grazie a queste persone ed essere, nel nostro piccolo, più corretti e onesti possibili per far si che il loro impegno sia servito davvero per cambiare realmente le cose.