Il diario di Byrd, Antartide come un regno nascosto

Scritto da: Stefano Pettinari

giovedì, 19 Marzo 2020


Nel primo dopoguerra l’ammiraglio Richard Byrd della Marina degli Stati Uniti compì delle esplorazioni ai poli che riaccesero il dibattito sull’ipotesi della Terra cava e sull’esistenza del mitico regno di Agarthi e della sua capitale Shambhala. L’esistenza di un mondo sotterraneo abitato da una civiltà evoluta è presente in numerose antiche tradizioni.

Richard Byrd compì un volo esplorativo al Polo Nord che ancora oggi non manca di suscitare una serie di domande a cui la scienza ufficiale fatica a rispondere. Spintosi 1.700 miglia “oltre” il Polo Nord cominciò a notare una trasformazione radicale dell’ambiente sorvolato che lo lasciò stupefatto.

Fu un evento d’enorme importanza per il suo futuro, perché divenne il leader delle esplorazioni polari e dell’aviazione, oltre che eroe nazionale.

Tuttavia quel volo provocò una serie di controversie protrattesi per lungo tempo. Gli scettici sostennero immediatamente che Byrd non avesse mai raggiunto il Polo Nord, poiché erano certi che fosse ritornato alla base molto prima del previsto.

La prova definitiva dell’azione avventurosa emerse soltanto un po’ di anni fa, al ritrovamento del suo diario personale, datato 1925 e pubblicato nel 1998 dal quale mancavano le pagine più importanti.

Profonde furono le sue riflessioni quando calò la lunga notte antartica:

«Il giorno moriva e nasceva la notte in un’immensa pace. Lì si svolgevano i processi e le forze imponderabili del Cosmo, in armonioso silenzio. Sì, armonioso! Pareva che dal silenzio venisse un dolcissimo ritmo, il suono di un accordo perfetto, forse la musica delle sfere.

Bastava cogliere quel ritmo, per diventarne parte, sia pure per un attimo. In quel momento non potevo aver dubbi sull’identità dell’uomo con l’Universo.

Sentivo con certezza che quel ritmo era troppo ordinato, troppo armonioso, troppo perfetto per essere un prodotto cieco del caso: doveva quindi esserci un disegno nel tutto… e l’uomo era parte di questo Tutto, e non soltanto un risultato accidentale.

Era un sentimento trascendente la ragione che, toccando il fondo del cuore umano, negava la possibilità di disperare. L’Universo era un “Cosmos”, non certo un caos; e l’uomo era parte legittima di questo Cosmos, esattamente come il giorno e la notte.»

La parte mancante del diario:

«Admiral R. E. Byrd, USN
Devo scrivere questo diario di nascosto e in assoluta segretezza. Riguarda il mio volo del 19 Febbraio dell’anno 1947. Verrà un tempo in cui la razionalità degli uomini dovrà dissolversi nel nulla, e si dovrà allora accettare l’ineluttabilità del Vero.

Io non ho la libertà di diffondere la documentazione che segue, forse non vedrà mai la luce, ma devo comunque fare il mio dovere e riportarla qui con la speranza che un giorno tutti possano leggerla, in un mondo in cui l’egoismo e l’avidità di certi uomini non potranno più sopprimere la Verità.

19 Febbraio 1947
Ore 6,00 ‒ Tutta la preparazione per il nostro viaggio è completata e siamo in volo con il pieno di carburante alle ore 6,10.

Ore 6,20 ‒ Aggiustato l’afflusso di carburante al motore destro e il Pratt Whitneys vola tranquillamente.

Ore 7,00 ‒ Controllo della posizione con il sestante, nuovo controllo della prua con la bussola, eseguito un lieve cambio di direzione ed eccoci sulla rotta stabilita.

Ore 7,30 ‒ Controllo radio con il campo base. È tutto a posto e la ricezione è normale.

Ore 7,40 ‒ Si nota una lieve perdita d’olio dal motore destro, tuttavia l’indicatore della pressione sembra in ordine.

Ore 8,00 ‒ Notata una leggera turbolenza da est ad un’altitudine di 2321 piedi (quasi 715 metri), correzione a 1700 piedi (518 metri circa), la turbolenza cessa ma aumenta il vento in coda, piccolo aggiustamento della manetta, l’aereo procede ora normalmente.

Ore 8,15 ‒ Controllo radio con il campo base, situazione normale.

Ore 8,30 ‒ Incontrata nuovamente una turbolenza, saliti a 2900 piedi di quota (pressoché 884 metri), di nuovo ottime condizioni di volo.

Ore 9,00 ‒ Ampie distese di ghiaccio e neve sotto di noi. Notate delle colorazioni giallognole con disegni lineari. Alterata la crociera per un migliore esame di queste configurazioni cromatiche. Notate anche colorazioni violacee e rossastre.

Controllata quest’area con due giri completi, e ritornati sulla rotta stabilita. Effettuata una nuova verifica di posizione con il campo base e riportate le informazioni concernenti le chiazze colorate nel ghiaccio e nella neve sottostanti.

Ore 9,10 ‒ Sia la bussola magnetica che la girobussola cominciano a ruotare e ad oscillare. Non ci è possibile mantenere la nostra rotta con la strumentazione.Rileviamo la direzione con la bussola solare e tutto sembra ancora a posto. I controlli sembrano lenti nel rispondere e nel funzionare, ma non c’è indicazione di congelamento.

Ore 9,20 ‒ In lontananza sembrano esserci delle montagne.

Ore 9,49 ‒ 29 minuti di volo trascorsi dal primo avvistamento dei monti. Non si tratta di un’allucinazione. È una piccola catena di montagne che non avevo mai visto prima.

Ore 9,55 ‒ Cambio di altitudine a 2950 piedi (900 metri circa). Incontrata di nuovo una forte turbolenza.

Ore 10,00 ‒ Stiamo sorvolando la piccola catena di montagne e procediamo verso nord per quanto possiamo appurare. Oltre le montagne vi è ciò che sembra essere una vallata con un piccolo fiume o ruscello che scorre verso la parte centrale.

Non dovrebbe esserci nessuna valle verde qui sotto! C’è qualcosa di decisamente strano e anormale qui! Dovremmo sorvolare solo ghiaccio e neve! Sulla sinistra ci sono grandi foreste sui fianchi dei monti. I nostri strumenti di navigazione girano ancora come impazziti, il giroscopio oscilla avanti e indietro.

Ore 10,05 ‒ Altero l’altitudine a 1400 piedi (circa 427 metri) ed eseguo una stretta virata completa a sinistra per esaminare meglio la valle sottostante. È verde con muschio ed erba molto fitta. La luce qui sembra diversa. Non riesco più a vedere il sole.

Facciamo un altro giro a sinistra e avvistiamo ciò che sembra essere un qualche tipo di grosso animale. Assomiglia ad un elefante! No!!! Sembra essere un mammut! È incredibile! Eppure è così!

Scendiamo a quota 1000 piedi (305 metri) ed uso un binocolo per esaminare meglio l’animale. È confermato, si tratta assolutamente di un animale simile al mammut. Riporto questa notizia al campo base.

Ore 10,30 ‒ Incontriamo altre colline verdi. L’indicatore della temperatura esterna riporta 24° centigradi. Ora proseguiamo sulla nostra rotta. Gli strumenti di navigazione sembrano normali adesso. Sono perplesso circa le loro reazioni. Tento di mettere in contatto il campo base. La radio non funziona.

Ore 11,30 ‒ Il paesaggio sottostante è più livellato e regolare (se è il caso di usare questa parola). Avanti a noi avvistiamo ciò che sembra essere una città!!! È impossibile! L’aereo sembra leggero e stranamente galleggiante. I controlli si rifiutano di rispondere! Mio Dio!

Alla nostra destra e alla nostra sinistra ci sono apparecchi di uno strano tipo. Si avvicinano rapidamente ai lati! Sono a forma di disco e qualcosa irradia da essi. Ora sono abbastanza vicini per vedere i loro stemmi.

È uno strano simbolo. Non lo rivelerò. È fantastico. Dove siamo! Cosa è successo. Ancora una volta tiro decisamente i comandi. Non rispondono! Siamo tenuti saldamente da una sorta di invisibile morsa d’acciaio.

Ore 11,35 ‒ La nostra radio gracchia e giunge una voce che parla in inglese. Il messaggio è: “Benvenuto nel nostro territorio, Ammiraglio. Vi faremo atterrare esattamente tra sette minuti. Rilassatevi, Ammiraglio, siete in buone mani”.

Mi rendo conto che i motori del nostro aereo sono spenti. L’apparecchio è sotto uno strano controllo ed ora vira da sé. I comandi sono inutilizzabili.

Ore 11,40 ‒ Riceviamo un altro messaggio radio. Stiamo per cominciare la procedura d’atterraggio ed in breve l’aereo vibra leggermente cominciando a scendere come da un enorme, invisibile ascensore.

Ore 11,45 ‒ Sto facendo un’ultima velocissima annotazione sul diario di bordo. Alcuni uomini si stanno avvicinando a piedi all’aereo. Sono alti ed hanno capelli biondi.

In lontananza c’è una grande città scintillante che vibra di sfumature dai colori arcobaleno. Non so cosa succederà ora, ma non vedo traccia d’armi sugli Esseri che si avvicinano. Sento ora una voce che mi ordina, chiamandomi per nome, di aprire il portellone. Eseguo.

Fine del diario di bordo.

Da questo punto byrd racconta di essere stato preso e trasportato tramite una specie di piattaforma senza ruote e di essere stato ospitato da una civiltà evoluta.

Finzione, realtà o fantasia? Non lo sapremo mai, dicono che non ci si può arrivare o forse non vogliono che ci arriviamo?